La storia finora: qualcuno ha cattive intenzioni nei confronti di Priscilla Lyons, la supereroina che si fa chiamare Vagabond e di Jack Monroe alias Nomad ma capire chi e perché non è facile nemmeno con l’aiuto di Luke Cage e degli esuberanti Sachs & Violens.

 

 

CON LA PARTECIPAZIONE STRAORDINARIA

 

DI

 

    E  

 

#31

 

 L’ULTIMO VOLO DELL’ANGELO

Di Carlo Monni & Carmelo Mobilia (da un’idea di Fabio Volino)

 

 

 

Contea di Los Angeles, Penisola di Palos Verdes

                          

La nera auto sportiva oltrepassò i cancelli dell’elegante villa in stile coloniale spagnolo che sorgeva a picco sulla scogliera. L’osservatore la riconobbe come una Porche Boxster Spyder, un’auto di lusso, un’ostentazione di ricchezza che gli fece storcere il naso.

La inquadrò nel mirino e vide distintamente il ragazzo che, dopo aver parcheggiato davanti all’ingresso, ne scese dal lato del guidatore.

Aveva poco più di vent’anni, capelli scuri, occhi chiari ed indossava una polo gialla e jeans, un abbigliamento forse poco adatto al suo ultimo giorno di vita.

“Hai scelto il giorno sbagliato per venire a trovare tuo nonno, ragazzo, mi spiace.” pensò l’uomo, poi azionò la sua arma. In quel momento qualcosa colpì il suo lanciamissili deviando così la traiettoria del missile di tipo stinger che aveva appena sparato. Quel qualcosa era uno scudo circolare con un disco nero al centro.

 

 

Manhattan, New York.

 

Gordon Pierce si considerava un manager di successo ma il successo era stressante e la cocaina aiutava a sopportare lo stress, peccato che lo avesse reso anche vulnerabile al ricatto.

Gordon Pierce era disposto a tutto pur di mantenere il suo stile di vita, ma, per quanto lui non lo sapesse ancora mentre era intento al telefono, stava per pagare un prezzo molto salato per le sue scelte.

<Non vi preoccupate.> stava dicendo <Continuerò a tenervi informati sugli spostamenti di Caprice e del suo socio, ma voi ricordatevi della vostra promessa.>

<Ho io una promessa da farti.> disse una voce all’improvviso <Ti prometto che ti farò molto male. Odio i traditori.>

Sulla soglia era comparso un uomo rivestito da un costume blu e rosso con una maschera che gli copriva interamente la faccia; al suo fianco c’era una donna dai capelli rossi tagliati a caschetto che indossava un lungo impermeabile nero sotto cui portava un top rosso, una minigonna dello stesso colore, calze nere con giarrettiere e lunghi stivali anch’essi neri.

<Sorpreso di vederci?> chiese la ragazza con tono irridente <Dovresti essere contento invece, così avrai informazioni di prima mano su quello che vogliamo fare.>

<E quel che vogliamo fare…> proseguì il suo compagno <… è strapparti informazioni su chi voleva incastrarci per l’attentato a Priscilla Lyons e lo faremo con le buone o con le cattive. Io preferirei le cattive.>

Pierce indietreggiò mentre il cellulare gli sfuggiva dalle mani. Era decisamente spaventato e si vedeva.

<Io... io…> balbettò.

L’uomo mascherato lo prese per il bavero della giacca e lo sbatté su una poltrona.

<Cominciamo subito. Ti ho già detto che conosco un sacco di modi per far soffrire a lungo un uomo senza ammazzarlo?>

<Davvero? Peccato dover interrompere la tua opera allora.>

Alle loro spalle erano apparsi due uomini e una donna.

L’uomo apparentemente più giovane era un bianco dai capelli castani i cui occhi erano coperti da occhiali a specchio e che indossava un impermeabile blu ed una tuta più scura sotto. Era lui ad aver parlato.

L’uomo apparentemente più anziano era un massiccio afroamericano vestito con un giubbotto di pelle e jeans ed aveva sul volto un’espressione poco rassicurante.

La donna aveva un fisico slanciato, i capelli di quella sfumatura tra il biondo ed il rosso nota come biondo veneziano, indossava un costume a strisce rosse e bianche sgambato e dalle spalle scoperte su cui portava una sorta di gilet blu come la maschera domino sul volto.

<Questo posto sta diventando davvero affollato.> commentò l’uomo mascherato.

<Tu!> esclamò la nuova venuta <Tu sei Bloodstain, ma sei morto!>        

<Anche il tuo amichetto Nomad dovrebbe esserlo, ma se non sbaglio, è lui quello al fianco di Luke Cage e mi pare decisamente in buona salute. Ti sei portata i rinforzi, Vagabond?>

<Basta con le chiacchiere.> tagliò corto Cage <Da quel che ho capito, voi siete quelli che seguivano Priscilla[1] e vi farò sputare il perché a costo di rompervi tutte le ossa.>

<Temo di non essere affatto d’accordo.> ribatte Bloodstain estraendo una pistola e sparando in rapida successione una sventagliata di proiettili. Nomad e Vagabond saltarono di lato evitandoli mentre Luke li prese in pieno. L’impatto lo sbatté a terra ma si rialzò apparentemente illeso. I soli danni apparenti erano il giubbotto bucherellato e la maglietta a brandelli.

<Ok, amico.> disse <Ora sì che sono davvero arrabbiato.>

E si lanciò sul suo avversario.

 

 

Contea di Los Angeles.

 

Lo scudo nero, rosso e bianco deviò la traiettoria dello stinger; Il missile finì nell’oceano ed esplose senza recare alcun danno a niente e nessuno. Lo scudo apparteneva ovviamente a U.S.Agent, il Vendicatore Costa Ovest, che recuperò la sua arma e si lanciò all’inseguimento dell’attentatore, determinato a prenderlo mentre stava ripensando alle circostanze e le motivazioni che lo avevano portato lì.

 

 

Poche ore prima, Villa dei Vendicatori, Palos Verdes.

 

U.S.Agent si stava allenando nella palestra della sede della filiale della Costa Ovest degli Eroi più potenti della Terra. Era appena tornato da Washington, dove aveva contribuito alla disfatta del misterioso Consorzio Ombra[2] e trascorso anche un po’ di tempo con la sua donna, Valerie Cooper, Consigliere del Presidente degli Stati Uniti.

Stando a quanto lei stessa gli aveva detto, era molto probabile che presto sarebbe stata sostituita e se da un lato la cosa gli faceva piacere, perché magari lei si sarebbe trasferita in California e avrebbero potuto stare insieme più spesso, dall’altro sapeva che il suo successore sarebbe stato quasi certamente una spina nel fianco.

Le sue riflessioni furono interrotte quando sentì il trillo del suo cellulare.

La voce che sentì quando rispose lo lasciò decisamente sorpreso. Aveva quasi dimenticato di aver dato il suo numero alla donna che lo stava chiamando.

<<Agent, sono Priscilla Lyons, ti ricordi di me?>>

<Perfettamente.> rispose John Walker <Perché mi chiami dopo tutto questo tempo? È successo qualcosa?>

<<Mi avevi lasciato il tuo numero in caso di emergenza. Beh questa in cui mi trovo ha tutta l’aria di esserlo. Riguarda Thomas Halloway.>

Quel nome evocava ricordi poco piacevoli in Agent. Per lui, era una cosa personale, una faccenda di cui si doveva occupare personalmente.

Si fece subito attento e disse:

<Dimmi tutto.>

 

 

Contea di Los Angeles, oggi.

 

Il suo ricordare venne interrotto dall’aver raggiunto l’attentatore: era molto veloce ma non poteva competere con uno scatto delle sue gambe potenziate.  Con un balzo gli fu addosso e, travolgendolo come in un placcaggio del football americano, lo atterrò, interrompendo la sua fuga.

Il criminale indossava un costume dai tratti demoniaci; U.S.Agent non l’aveva mai visto prima ma non aveva importanza.

 <Non riesco a credere che ci sia ancora qualche idiota disposto ad indossare un costume tanto ridicolo...> lo schernì.

Il tizio non lo degnò di una risposta.

<Capisco. Ti devi anche atteggiare da duro, a causa di quei quattro stracci. Vedrò di scioglierti la lingua allora... >

Cominciò un combattimento tra i due uomini mascherati.

Il criminale era abile e il suo costume era corazzato, cosa che gli permetteva di reggere ai colpi del Vendicatore.

I suoi colpi, viceversa, rimbalzavano sullo scudo di Agent, che era abituato a difendersi da quel genere di attacchi.

Il rumore di metallo contro metallo rimbombava nell’aria.

U.S.Agent però era più esperto e dopo averne preso le misure, riuscì a piazzare un poderoso calcio al plesso solare, che mandò il criminale al tappeto.

Non gli diede il tempo di reagire che gli fu addosso.

<Ora vediamo la tua brutta faccia...> esclamò Agent, afferrandogli la maschera, ma dalla bocca metallica il suo avversario emise un getto di gas che colpì lo scudiero dritto in faccia.

<AAAH, FIGLIO DI...>

Prese un pugno in faccia e cadde per terra.

L’uomo approfittò del vantaggio conseguito per dileguarsi.

Quando il bruciore agli occhi di Agent divenne abbastanza sopportabile da permettergli di aprire gli occhi, il criminale era fuggito.

<Te la faccio pagare, maledetto. Non finisce qui, parola mia...> esclamò furioso Agent.

Il giovane a cui aveva salvato la vita gli si avvicinò, porgendogli un fazzoletto.

<S-Stai bene?>

<Sì... quel bastardo mi ha fregato ed è riuscito a farmela, ma lo ritroverò, stanne certo.> rispose Agent, pulendosi la faccia con la salvietta di stoffa.

<Amico, mi hai salvato la vita. Io... ma perché volevano ammazzarci?>

<Speravo me lo dicessi tu. Innanzitutto, chi sei, e perché ti trovi qui?>

<Beh questa è casa di mio nonno. Mi chiamo Halloway, Jason Halloway.>

U.S.Agent rimase sorpreso dalla rivelazione, ma il quadro adesso si faceva molto più interessante.

 

 

Regno di Symkaria, est Europa.

 

Il suo nome era Silver Sablinova, ma il mondo la conosceva come Silver Sable, una cacciatrice di taglie internazionale. Oggi nei suoi uffici stava per ricevere una visita insolita.

<Prego entra. Devo dire che la tua chiamata era piuttosto inaspettata.> esclamò la donna coi capelli d’argento.

David North, il mercenario tedesco noto come Maverick, era un uomo molto pratico, saltò i convenevoli e andò subito al sodo.

<Non voglio farti perdere tempo, Silver. Quella che voglio offrirti è una missione molto importante e pericolosa, ma che ti garantirebbe un prestigio senza uguali. Ma ti avverto, si tratta di un bersaglio estremamente pericoloso.>

<Uh, sembra roba forte> disse la donna, preparando due martini al bar <Non sei tipo da esagerare, eppure sembri ... colpito. Dimmi di più.> aggiunse passandogli un bicchiere.

Maverick lo afferrò e a sua volta le passò una chiavetta.

<Cos’è?>

<Guarda.> si limitò a risponderle lui.

La donna la inserì nel suo PC portatile e osservò la foto.

<Dovrebbe dirmi qualcosa? Non lo conosco...>

<Invece sì. Di fama, perlomeno. Se ti dicessi che quello nella foto è il famigerato Soldato d’Inverno?>

<Il... Soldato d’Inverno? Non è una leggenda legata alla guerra fredda? Credevo fosse una favola... una specie di “uomo nero” inventato dai russi per intimorire gli occidentali...>

<No Silver, ti garantisco che è vero. Tutto vero. Io forse sono l’unico uomo vivente al mondo che può identificarlo, ma ti garantisco che è proprio lui. L’ho affrontato di persona, a Berlino est nel ’68, e ci è mancato tanto così che mi mandasse al creatore.>

<Dovrebbe essere un vecchio, ma d’altronde dovresti esserlo anche tu...>

<Si deve aver subito anch’esso qualche trattamento chimico che l’ha mantenuto giovane. Non ne ho più sentito parlare per decenni, pensavo che fosse morto in qualche missione dopo la caduta del muro. E invece, rieccolo qui, a Mosca, pochi giorni fa, in quella storia dell’attentato...>

<Lui cos’ha a che fare con quella storia?>

<Non lo so a dire il vero. Per questo sono qui da te. Sei la miglior cacciatrice di taglie del mondo, pensavo che con i tuoi contatti potessi aiutarmi a rintracciarlo.>

Silver rimase ad osservare la foto.

< Dare la caccia al leggendario Soldato d’Inverno... non c’è riuscito nessuno in tutti questi anni. Ma quella che mi proponi una sfida veramente eccezionale. E poi, sono certa che qualche nazione avrà una qualche taglia su di lui da incassare...  accetto.> rispose la donna con grande entusiasmo.

 

 

New York.

 

Gordon Price era sorpreso e spaventato per l’arrivo improvviso di quella gente pericolosa, e provò a tagliare la corda, ma Jack Monroe fu più lesto e lo bloccò a terra.

<No bello, non te ne andare, resta ancora un po’ ...> disse con sarcasmo, premendo un nervo sul collo e privandolo dei sensi.

Bloodstain era un lottatore formidabile, anche più abile di Cage, ma la pelle coriacea di Luke gli forniva protezione contro i suoi colpi. Neppure le armi da taglio di cui il suo costume era ben rifornito potevano nulla contro di essa.

Bloodstain però riuscì ad atterrarlo colpendolo alle gambe, dietro le ginocchia.

<Cristoforo Colombo...> imprecò Luke.

Il criminale gli puntò un’arma da fuoco a pochi centimetri dalla faccia.

Da quella distanza, forse neppure la sua pelle avrebbe potuto proteggerlo, ma non ci fu bisogno di scoprirlo: Luke fu più lesto e riuscì a colpirlo con una pedata al petto, scaraventandolo violentemente all’indietro. L’impatto contro la parete fu talmente forte da mettere Bloodstain K.O.

 

Caprice, dal canto suo, fu sorpresa di trovare una tale resistenza in Priscilla, perché non poteva sapere che, nei panni di Vagabond, aveva ricevuto lezioni di autodifesa da Capitan America.

<Sei davvero abile, per essere una sgualdrina.> disse Caprice, provocatoriamente.

<Buffo, stavo pensando la stessa cosa di te.> rispose Pris, rispondendole colpo sul colpo, sia coi pugni che con le parole.

Quando stava per avere la meglio, però, abbassò per un momento la guardia e Caprice ne approfittò per colpirla allo stomaco: mentre la ragazza riprendeva fiato, lei ne approfittò per tentare la fuga.

Stava per imboccare la porta quando Nomad le si parò davanti.

<Spiacente, bella, di qui non si passa.> disse con un sorrisetto sulle labbra.

Lei provò a sferrargli un colpo col taglio della mano ma lui lo parò facilmente.

<Sai…> continuò lui <… ai miei tempi avevamo la regola di non picchiare mai una signora, ma tu non sei una signora, giusto?>

Caprice non rispose ma un’altra voce di donna risuonò alle sue spalle:

<Decisamente no.>

Una mano guantata di rosso fece girare Caprice su se stessa e poi le sferrò un pugno al mento stendendola.

<Le donne sono un po’ cambiate dagli anni 50, Jack, dovresti essertene accorto ormai.> disse Priscilla.

<Sono d’accordo.> intervenne Luke trascinandosi dietro Bloodstain svenuto <La nostra amica ha dimostrato di essere un tipino davvero in gamba ed è la sola cosa che conti per me. Ora che ne dite se facciamo quattro chiacchiere coi nostri amichetti?>

Nomad sogghignò battendo i pugni tra di loro e rispose:

<Che è davvero un’ottima idea.>

 

 

Villa Halloway, Contea di Los Angeles.

 

Jason Halloway accompagnò U.S.Agent attraverso gli ampi e sfarzosi corridoi, alle cui pareti v’erano rappresentanti diversi rappresentanti della famiglia Halloway.

U.S.Agent conosceva il nonno del ragazzo; si chiamava Thomas, e durante gli anni 40 era noto col nome di Angelo, un giustiziere urbano. Un predecessore dei vari Uomo Ragno e Devil.

Jason gli aveva detto che suo nonno era molto vecchio e malato ma il Vendicatore sapeva che, pur dal suo letto, era un uomo che poteva essere indirettamente molto, molto pericoloso.

Era stato lui, tempo fa, a finanziare il progetto “Flagello dei criminali”.

Ma allora, perché un uomo, mascherato, aveva attentato alla sua vita?

Per avere la risposta a questa domanda lo Scudiero doveva chiedere direttamente al diretto interessato, ma non appena i due varcarono la soglia della stanza da letto dove l’ormai anziano uomo riposava, vide solamente un ultracentenario moribondo che necessitava di una bombola d’ossigeno per respirare.

<Tu... sei quel Vendicatore... come ti chiami... U.S.Angel...> disse il vecchio.

<U.S.Agent.> lo corresse lo Scudiero.

<Giusto. Perdonami ma alla mia età...  perdo colpi...>

Agent parlò con voce calma ma ferma, e chiese all’anziano uomo perché ce l’avesse ancora con Priscilla Lyons.

<Oh no Signore no...  io non ce l’ho con quella povera ragazza.> Halloway Inalò una boccata d’ossigeno, poi riprese a parlare <Quando si ha i giorni contati come me si ripensa a tutta la propria vita, a quello che hai fatto, a quello che non hai fatto... alle persone che hai amato e a quelle che hai fatto soffrire. Quella giovane ragazza...  ne ha passate veramente tante per causa mia. Ho chiesto ai miei uomini di rintracciarla per poterle chiedere perdono, prima di fare i conti con Dio.>

Continuò a dire frasi legate al pentimento e al perdono.

Agent era diffidente. Tuttavia, l’attentato di poco prima rendeva il racconto credibile.

<Qualcuno deve aver approfittato delle sue ricerche per rintracciare quella donna e tentare di ucciderla.>

Tom Halloway impallidì.

<Allora trovala U.S.Agent, e proteggila. È l’ultimo desiderio di un uomo morente.>

Agent annuì con la testa.

<Salvare le vite è il mio lavoro.> rispose risoluto.

 

 

New York . Su un tetto.

 

Il cecchino inquadrò le vittime nel mirino del suo fucile speciale. Sarebbe bastato un solo tiro del grilletto  ed avrebbe eliminato in un colpo solo cinque potenziali pericoli e un testimone scomodo. Un sorriso si formò sulle sue labbra sotto il cappuccio che indossava.

Il suo dito si stava per stringersi sul grilletto quando un colpo di frusta gli strappò di mano la sua arma mentre una voce di donna diceva:

<Non lo sai che non sta bene sparare alla gente?>

Il cecchino ruotò su se stesso e contemporaneamente estrasse una pistola per mano.

Davanti a lui stava una donna giovane e molto bella dai capelli neri e ricci che indossava una specie di guêpière dall’ampia scollatura, guanti sino al gomito e stivali sino al ginocchio, tutto rigorosamente nero. Nella mano destra impugnava una frusta.

Al suo fianco c’era un uomo più anziano, corpulento, stempiato, con una bandana sulla fronte, vestiva una maglia scura, pantaloni e stivali militari ed aveva un fucile nelle mani.

Il cecchino sparò in rapida successione ma i due si erano gettati di lato evitando i colpi.

L’uomo corpulento sparò a sua volta, ma mancò il bersaglio. La donna fece di nuovo schioccare la sua frusta che avvolse il polso destro dell’avversario strattonandolo e facendogli perdere l’equilibrio.

Prima di cadere, però, il mancato cecchino lanciò una delle sue pistole che colpì la ragazza alla fronte.

<Sachs!> urlò l’uomo corpulento ed abbandonando ogni prudenza corse verso la ragazza a terra.

Era l’occasione che il suo avversario aspettava. Senza esitare si precipitò verso la porta ed imboccò le scale. Ormai l’agguato era fallito, inutile rimanere e correre il rischio di farsi prendere.

<Come ti senti, J.J.?> chiese l’uomo corpulento alla sua compagna.

Juanita Jean Sachs fece una smorfia che contrastava con le sue parole:

<Sto bene, Violens, è solo un graffio.>

<Balle!> replicò Ernie Schulz, detto Violens, esaminando il taglio sulla fronte della sua amica <Perdi sangue e potresti aver bisogno di punti. Ti porto da un medico.>

La ragazza sbuffò con aria seccata poi disse:

<Quel tipo ci è sfuggito ormai... ma chi era? Quel suo costume bianco con quel cappello… mi ricorda qualcosa.>

<Il Flagello dei Criminali, così lo chiamarono i Media all’epoca.> rispose Ernie <Cinque o sei anni fa iniziò una sua crociata contro i supercriminali e ne uccise una dozzina o giù di lì. In realtà non era uno solo ma un’organizzazione diretta da un vecchio miliardario fuori di testa . Se ne occupò quell’emulo di Capitan America, U.S.Agent se non ricordo male.>[3]

<Ma perché uno che ce l’aveva con i supercriminali avrebbe voluto uccidere i nostri amici?>

<Che io sia dannato se lo so. Spero che Luke e gli altri due ne capiscano di più .>

Ernie Schultz aiutò la sua compagna a rialzarsi ed insieme si diressero all’uscita.

 

 

New  York.

 

Gordon Price riprese i sensi, e vide che Bloodstain e Caprice erano immobilizzati.

Nomad, Luke e Vagabond erano in piedi davanti a loro.

<Allora, che significa questa storia?> domandò loro Nomad <Perché ci state addosso? Cosa volete da Pris?>

<Vuoi ridere? Ci hanno pagati per proteggerla...> rispose Caprice.

<Che fai, ci prendi per il culo? Vi conviene vuotare il sacco o... >

<Non sta scherzando> lo interruppe Bloodstain <Ci hanno ingaggiato veramente per vegliare su di lei. Prima che voi buffoni arrivaste stavamo per interrogare questo rifiuto umano. C’è lui dietro a tutto questo.>

<Chi? Questo smilzo?> chiese Luke, sollevando Pierce come un pupazzo di pezza.

<I-Io non s-so nulla amico, io...> balbettò Pierce.

<Ripensaci, buffone. Ti conviene sputare il rospo perché posso spezzarti in due come un ramo secco.>

<Non… non oseresti farlo.>

Luke lo agitò come una maraca, Price gridò come un bambino. Ma il  bluff di Cage non poteva durate a lungo.

<Fermo Luke, io avrei un’idea.> intervenne Nomad <Perché non lo lasciamo alle cure dei suoi ex amici? In fondo li abbiamo interrotti e, appurato che stiamo dalla stessa parte, potremmo lasciarli continuare...>

<Già, hai ragione.> disse Luke <Quel Bloodstain mi è sembrato uno che sa il fatto suo.>

Dicendo così, si avvicinò al mercenario e si chinò su di lui come per slegarlo.

<In effetti…> disse Bloodstain <… in Medio Oriente ho imparato certe tecniche che non mi dispiacerebbe mettere in pratica.>

<Non potete farlo!> urlò Price visibilmente terrorizzato.

<Amico…> ribatté Nomad <… non farti ingannare dal costumino della mia amica, nessuno di noi è Capitan America; noi non giochiamo secondo le regole.>

Pierce, terrorizzato da Bloodstain, chinò il capo e replicò:

<V-vi dirò tutto quello che so.>

Jack fece un sorrisetto soddisfatto.

 

 

Manhattan, New York, appartamento di Nick Fury.

 

Non capitava spesso che il Direttore dello S.H.I.E.L.D. trovasse il tempo di fermarsi qui, ultimamente gli sembrava che l’Eliveicolo fosse diventata la sua vera casa. D’altra parte, il suo non era certo il tipico lavoro d’ufficio dalle 9 alle 5. Tenere il Mondo al sicuro da pericoli globali richiedeva, ahimè, dei sacrifici.

Poiché il suo indirizzo era riservato, non capitava spesso che Nick ricevesse delle visite, così quando suonò il campanello si chiese chi potesse essere. L’immagine che vide nel videocitofono non lo sorprese più di tanto.

<Sali pure.> disse al visitatore.

Pochi minuti dopo, alla sua porta si presentava un uomo biondo sui trent’anni, che indossava un completo marrone ed un paio di occhiali dalla montatura di tartaruga.

<Che visita inaspettata.> disse Fury <Come sapevi che sarei stato qui?>

<Ho i miei metodi.> rispose Steve Rogers entrando <Io e te dobbiamo parlare, Nick.>

<E di cosa, vecchio soldato?>

<Da quanto tempo Scorpia lavora per te?>

Nick sospirò poi chiese:

<Come fai a saperlo?>

<Non è stato difficile capirlo.> ribatte il leader dei Vendicatori Segreti <È penetrata senza troppe difficoltà in un’installazione segreta di cui non avrebbe dovuto conoscere l’esistenza e dove era detenuta Monica Rappaccini dopo che la mia squadra l’aveva catturata.[4] Quella ragazzina ha non solo ha messo fuori combattimento un’intera squadra di agenti dello S.H.I.E.L.D. che cercava di fermarla ma era chiaramente preparata ad affrontare me e la mia squadra. Indubbiamente aveva avuto informazioni dall’interno, informazioni che le hanno permesso di riuscire nel suo intento e liberare la Rappaccini.[5] Mi sono chiesto chi potesse avergliele date.  In più, mentre l’affrontavo, ho riconosciuto l’addestramento dello S.H.I.E.L.D. nel suo stile di lotta. Ci ho messo un po’ a capirlo, ma una volta escluse le altre ipotesi, non restava che una sola possibilità: tu volevi che la Scienziata Suprema dell’A.I.D.[6] fosse liberata. Perché, dopo tutta la fatica che abbiamo fatto per stanarla?>

<Siediti Rogers, ti spiegherò tutto. Hai ragione: Scorpia lavora per lo S.H.I.E.L.D., o meglio, per me direttamente, sin dall’inizio. Sono stato io a spingerla ad accettare la proposta di arruolamento di sua madre.>

<Sua madre?>

<Monica Rappaccini è la madre naturale di Scorpia, nata da una fugace relazione con un suo compagno di studi all’Università. L’ha data subito in adozione salvo poi ricercarla quando è accaduto che fosse l’unica sopravvissuta di un gruppo di soggetti su cui lì’A.I.M. [7] aveva fatto esperimenti allo scopo di dotarli di superpoteri. >

<La solita storia.>

<Infatti. Gli agenti dell’A.I.M. hanno ucciso i genitori adottivi di Scorpia e la ragazza ritiene la sua madre naturale responsabile del fatto e odia quello che fa. Io l’ho convinta che da infiltrata avrebbe potuto esserci molto più utile che come agente operativa. Ti sei mai chiesto come mai la tecnologia dell’A.I.D. non ha ancora combinato seri danni? Grazie alle informazioni di Scorpia abbiamo neutralizzato con discrezione tutti gli acquirenti prima che potessero usarla. Sappiamo che la Rappaccini sta per concludere un affare di grosse proporzioni e  vogliamo mettere le mani sull’acquirente. Purtroppo Scorpia non ha potuto dirci nulla al riguardo perché la Rappaccini non ne parla nemmeno con lei. L’unica cosa che sappiamo di certo è che senza di lei l’affare salterà e per questo ci serviva libera. L’interferenza del Dottor Destino ha scombinato le cose ed ho dovuto improvvisare.>

<Avresti potuto dirmelo.>

<E che avresti fatto? L’avresti fatta fuggire? Tu sei troppo retto per questi giochetti Steve.>

<Non l’ho mai visto come un difetto, Nick>

<Lo immagino. C’è un’altra cosa, Steve: non ho spinto Scorpia ad unirsi all’A.I.D. solo per farci da infiltrata. Gli esperimenti su di lei le avevano procurato una grave forma di degenerazione cellulare e solo la Rappaccini era in grado di curarla. Pare che ci sia riuscita, finalmente, usando un siero derivato dal DNA del padre naturale della ragazza. Adesso non c’è più bisogno che resti lì. Una volta concluso l’affare starà al tuo gruppo portarla in salvo.>

<Puoi contarci che lo farò e prenderò anche la Rappaccini e il suo committente chiunque sia.>

<È proprio quello che voglio.>

<Un’ultima cosa, Nick: ha accennato al DNA del padre di Scorpia e credo di aver capito che anche lui è un superumano. Si tratta di qualcuno che conosco?>

Fury scoppiò a ridere poi replicò:

<Direi proprio di sì: è Bruce Banner, Hulk in persona.>

Per una volta nella sua vita Steve Rogers rimase senza parole.

 

 

In volo tra New York e Los Angeles.

 

Quasi nessuno dei passeggeri era abituato a viaggiare a bordo di un aereo privato dotato di ogni comfort. A voler essere onesti, non se lo potevano nemmeno permettere.

Seduto vicino ad un finestrino, Nomad era immerso in riflessioni personali. I suoi pensieri andavano a Sharon  Carter. Non la vedeva da quella disgraziata faccenda con Madre Notte e Crossbones.[8]

Ora che lei aveva ammesso ufficialmente quello che per tutti era un segreto di Pulcinella, e cioè che sua figlia Shannon era figlia anche di Steve Rogers, loro due si erano riavvicinati e Jack non poteva negare di sentirsi un po’ geloso e questo non gli piaceva per niente.

Da quando si era accorto di provare qualcosa per Sharon, una parte di lui si sentiva in colpa verso il suo vecchio mentore, ma ripensandoci, lui aveva un’altra donna adesso e non avrebbe potuto dire nulla se Jack si fosse fatto avanti.

Se i guai di Priscilla non lo avessero distratto, ora sarebbe stato in Virginia da Sharon ma non avrebbe mai potuto lasciare nei guai una vecchia amica, una che, per giunta, era stata importante per lui in passato, per questo aveva deciso di sbrigarsela da solo senza coinvolgere gli altri Vendicatori Segreti, era una questione personale.

Steve avrebbe fatto lo stesso al posto suo... e, se mai le cose si fossero fatte troppo complicate, Amadeus Cho avrebbe saputo come rintracciarlo.

Le sue riflessioni lo riportarono al presente. Sia lui che gli altri stavano tenendo d’occhio i loro forzati ospiti. Anche se Caprice e Bloodstain erano una specie di alleati adesso, nessuno si fidava davvero di loro.

Non era ancora escluso che li stessero cacciando in una trappola, anche se sarebbe stata una finzione troppo elaborata. 

I suoi pensieri andarono all’uomo che stavano per incontrare: l’Angelo, un eroe degli anni  40 che era stato uno dei suoi idoli da bambino. Difficile credere che si fosse trasformato nel finanziatore di una squadra di vigilanti assassini ma la gente cambia col tempo, può anche diventare più cattiva e lui lo sapeva fin troppo bene.

<<Siamo in arrivo. Allacciate le cinture per favore.>> disse una voce all’altoparlante mentre l’aereo cominciava ad abbassarsi. Il momento della resa dei conti era vicino.

 

 

Un aeroporto privato poco fuori Los Angeles.

 

U.S.Agent li stava aspettando rigido ed impettito. Il suo sguardo era impenetrabile ma si fece subito più duro nel vedere Bloodstain.

Intuendo cosa stava pensando, l’uomo in questione allargò le braccia e disse:

<Tranquillo amico. Non sono quello che pensi. Mister Halloway mi ha dato questo costume e i gadget per dargli una mano dopo che chi li aveva prima è morto. Io sono uno dei buoni.>

Agent lo afferrò per il bavero attirandolo a sé e disse in tono secco:

<Lo diceva anche l’altro ma mentiva e se lo fai anche tu, ti assicuro che te ne farò pentire amaramente. E tanto per cominciare…>

Gli sfilò la maschera dal volto. Ricordava bene come l’ultima volta che lo aveva fatto ci aveva trovato il volto di suo fratello Mike. Un trucco per farlo passare dalla sua parte e aveva quasi funzionato. Ora Agent sapeva con certezza che era stata una menzogna e, che suo fratello era sì vivo, ma non era mai stato Bloodstain.[9]

Il volto che vide era per lui del tutto sconosciuto.

<Soddisfatto adesso?> chiese l’altro rimettendosi la maschera.

<Non m’importa chi sei, ti terrò d’occhio.> ribadì Agent.

<E se lui si distrae, sappi che ci penserò io, sarà divertente.> disse J.J. Sachs facendo schioccare la sua frusta <Non mi piace quando cercano di uccidermi…> si toccò il cerotto che aveva sulla fronte <… e non l’avrebbero fatto se non ci fossi stato di mezzo tu. Ti leverei la pelle con piacere.>

 Luke Cage sogghignò divertito. L’Eroe a Pagamento non conosceva bene la ragazza, ma capì istintivamente che non bluffava. Si chiese chi fosse davvero quella donna, non una semplice modella e attrice dell’industria per adulti, questo era certo. Aveva a che fare con il periodo in cui lei ed Ernie erano spariti per un po’? Ricordava di aver sentito qualcosa al riguardo ma a quell’epoca era a Chicago e non ci aveva badato più di tanto.[10]

U.S.Agent le riservò uno sguardo di evidente disapprovazione.

<Che c’è?> gli disse lei in tono irridente <Non ti piace quel che vedi? Eppure mi sembri un bel “macho caliente”.>

<E tu chi saresti?> ribatté lui , freddo.

<Juanita Jean Sachs. Modella e giustiziera a tempo perso.>

<Siamo amici di Priscilla e vogliamo aiutarla.> intervenne Ernie Schultz.

Agent lo squadrò brevemente e replicò:

<Tu eri un soldato, non mi sbaglio. Dì alla tua amica che questo non un set della San Fernando Valley.[11] Qui non si gioca.>

<Lo sa molto bene, credimi.>

<Vedremo. Da quel che ho capito, la gente che avete contro non scherza.>

<Sgherri del Power Broker, quello nuovo che ha preso il posto di Curtis Jackson.> intervenne Nomad <A quanto sembra, è lui il nuovo finanziatore del Programma Flagello e ha orchestrato gli attacchi contro di me e Pris. Ce lo ha detto un tizio che lavorava per lui a New York. Ora si sta preparando spiritualmente, diciamo così, a divertire un po’ di gente in qualche penitenziario.>

<C’è una cosa che non mi torna, però.> disse Vagabond <Capisco che Jackson ce l’abbia con me, ma perché questo nuovo Power Broker dovrebbe portare avanti le sue vendette e perché attaccare anche Nomad?>

<Bella domanda.> commentò Luke <Credo che lo sapremo solo quando lo avremo trovato.>

Un sibilo lacerò l’aria. Agent si buttò istintivamente sulle due donne gridando:

<Attenti!>

Anche gli altri si gettarono a terra. Un attimo dopo si udì un boato e l’aereo alle loro spalle esplose.

 

 

In un luogo segreto.

 

Chi fosse veramente l’uomo seduto ad una scrivania di quercia, erano in pochi a saperlo, i più lo conoscevano solo come Power Broker e non l’avevano nemmeno mai visto in faccia, giusta precauzione nel caso le cose si fossero andate storte.

Grazie alla sofisticata telecamera di un drone, stava, da una distanza decisamente di sicurezza, osservando su un monitor le immagini dell’esplosione. Con un po’ di fortuna, il missile avrebbe fatto fuori tutti i presenti e il resto del compenso concordato col suo committente per uccidere Vagabond e Nomad gli sarebbe stato accreditato sul suo conto cifrato a Isla Suerte.

Ormai sapeva, però, che quel genere di fortuna raramente funzionava se chi avevi contro erano dei buffoni in costume. In quel caso ci avrebbero pensato il Flagello e gli altri e se anche loro avessero fallito, sarebbe stato impossibile rintracciare lui. Aveva pensato a tutto.

Si concesse un breve sorriso poi tornò a concentrarsi sulle immagini. Tra il fumo dell’esplosione qualcosa si stava muovendo… o piuttosto qualcuno.

 

 

Los Angeles, California

 

La pioggia di detriti bollenti non poteva fare troppo male alla pelle di Cage ma, come gli accadeva spesso, i suoi vestiti ne fecero le spese. Si alzò sbarazzandosi di quel che rimaneva di giubbotto e maglietta ripromettendosi di chiedere prima o poi a Reed Richards un po’ di abiti di molecole instabili. Si guardò intorno cercando i suoi alleati. Il corpo potenziato di U.S. Agent ed il suo scudo avevano protetto lui, Vagabond e J.J. Sachs. Nomad e Schultz erano riusciti a balzare lontano, Bloodstain era stato protetto dalla sua armatura e Caprice… dove diavolo era finita Caprice?

Non ebbe il tempo di pensarci. Non appena il fumo si diradò apparve quasi dal nulla l’uomo in costume con cui si era scontrato U.S. Agent poche ore prima.

Non era solo; con lui c’erano il Flagello ed un bel gruppetto di tizi i cui muscoli ipertrofici indicavano chiaramente che avevano subito il trattamento potenziante del Power Broker.

Il loro nemico aveva deciso di chiudere i conti una volta per tutte. Meglio così tutto sommato.

Cage batté le nocche le une contro le altre e disse:

<Fatevi sotto, ho proprio voglia di spaccare qualche testa.>

<E non sei il solo.> aggiunse Nomad raggiungendolo, seguito anche dagli altri.

<TU!> gridò all’uomo con la maschera demoniaca.

Jack la conosceva bene: poco dopo il suo risveglio[12] Henry Peter Gyrich gli aveva proposto di indossarla assumendo i panni del nuovo Flagello dei criminali, stavolta al servizio del Governo come eliminatore, ma il Direttore del F.B.S.A. Jasper Sitwell aveva bocciato la proposta preferendo utilizzarlo di nuovo come Nomad.[13] Il nuovo Power Broker aveva ottenuto chissà come quel costume e a Jack la cosa non piaceva affatto. Poteva significare che godeva di amicizie in alto loco.

La rabbia s’impadronì di lui e si gettò verso il suo avversario, aggredendolo e facendogli cadere di mano la sua arma.

<Ce la vedremo senz’armi, da uomo a uomo.> gli disse .

L’altro non rispose.

 

L’altro Flagello, quello vestito di bianco, aprì il fuoco con la sua pistola a proiettili esplosivi.

<Dietro di me!> ordinò U.S.Agent, proteggendo i presenti con il suo scudo, contro il quali i proiettili impattarono.

In un attimo scoppiò uno scontro epocale: era chiaro che, chiunque fosse il nuovo Power Broker, non voleva che nessuno, tra supereroi e vigilantes presenti, sopravvivesse per scoprire i suoi piani.

<Cristoforo Colombo, guarda quanti sono!> imprecò Luke nel vedere i bodyguards potenziati <Ma almeno con questi scimmioni non devo trattenermi!>

Cage cominciò a menar pugni senza temere conseguenze per i malcapitati che li incassavano. Erano quasi alla sua altezza, ma “quasi” non era abbastanza.

Ne stese un po’ ma poi gli furono addosso in tre. Riuscì a scrollarseli di dosso e sferrò un micidiale diretto al volto del più vicino.

Vide un po’ di denti saltare via mentre quello cadeva. Sorrise agli altri due e disse :

<Tutto qui quel che sapete fare ?>

I due tentarono di colpirlo ma lui era un lottatore più esperto di loro ed era davvero un piacere picchiare senza timore.

 

J.J. Sachs faceva schioccare la sua frusta mentre Ernie Schultz e Bloodstain sparavano a bruciapelo su tutti gli energumeni che cercavano di avvicinarsi a loro. Erano entrambi veterani che avevano superato qualche guerra e si capivano al volo.

<Io ero nei Berretti Verdi, e tu?> chiese Ernie.

<Delta Force, ma cerco di dimenticarlo.> rispose Bloodstain.

<Certo, come no!>

Violens gettò uno sguardo alla sua compagna: stava tenendo a bada i suoi avversari e sembrava persino divertirsi. Era decisamente matta, pensò e probabilmente era proprio per questo che era pazzo di lei.

Di certo aveva un talento speciale per cacciarsi nei guai.

 

Caprice e Vagabond cercavano di non farsi mettere le mani addosso, colpendo in punti delicati come genitali e articolazioni quando i colossi potenziati si facevano prepotentemente vicini.

Agent dal canto suo era sul punto di mettere le mani addosso al Flagello originale, quando questi sparò un colpo contro il soffitto di un vicino hangar e ne fece crollare parte su di lui.

Le macerie lo stordirono il tempo necessario per dare al Flagello l‘opportunità di puntargli contro la sua arma.

<AGENT!> gridò Vagabond nel vedere lo Scudiero a terra ad un passo dalla morte.

Saltò sulla schiena di uno dei suoi assalitori, usandola come una cavallina, e colpì il Flagello con un calcio, impedendogli così di premere il grilletto.

<Mi hai salvato la pelle, bella mia.> osservò U.S.Agent.

<Non saresti qui se non fosse stato a causa mia, mi pare il minimo.> rispose la ragazza.

 

Poco lontano Nomad dava sfogo alla sua rabbia contro il secondo Flagello.

Non sapeva se avesse un nome in codice tutto suo e nemmeno gli importava, voleva solo sconfiggerlo.

<Dimmi chi sei bastardo, dimmi chi c’è dietro a questa storia!> urlò Nomad al suo avversario: era un lottatore molto più capace, e il costume corazzato del misterioso assassino lo proteggeva dal pestaggio che stava subendo; era in gamba e si capiva che aveva avuto un addestramento di prim‘ordine ma Jack era stato addestrato da ben due Capitan America e conosceva mosse che l’altro si sognava.

Doveva solo trovare l’occasione giusta.

<Ti batti bene, Monroe, per essere un morto.> gli disse il suo avversario sferrandogli un pugno.

<Tu sai chi sono?> esclamò Jack sorpreso, mentre evitava il colpo e vibrava un calcio al plesso solare dell’altro <Chi sei veramente?>

<Magari il Fantasma del Natale futuro... o sono quello che avresti potuto essere tu.> ribatté il Flagello mentre la sua armatura leggera assorbiva il colpo.

<Non prendermi in giro!> urlò Nomad, tornando al contrattacco <Perché il Power Broker ci vuole morti?> chiese ancora <Cos’ha contro di noi?>

<Ci tieni tanto a saperlo?> ribatté l’altro <Te lo dirò: assolutamente nulla, è solo una questione di soldi. Un tizio ha pagato il Power Broker una piccola fortuna perché scovassimo te e la tua amichetta e vi facessimo fuori e lui ha accettato. Gli è sembrata una buona occasione per provare la nostra efficienza.>

<E chi lo ha pagato?>

<Un professionista non rivela mai certe informazioni, morirai senza conoscere la risposta a questa domanda.>

 Mentre parlavano avevano continuato a scambiarsi colpi e Jack cercava ancora un punto debole dell’assassino mascherato. Finalmente lo trovò.

Il suo avversario credeva che il suo costume corazzato l’avrebbe protetto da tutto ma Nomad individuò un punto scoperto dove la maschera si saldava al collo.

Per chiunque altro sarebbe stato uno spazio troppo piccolo per un colpo efficace, ma lui sapeva esattamente dove colpire e con quale angolazione per ottenere il risultato voluto.

 Lasciò apposta la sua guardia scoperta e l’altro ne approfittò per sferrargli un colpo ma era quello che Nomad si aspettava. Parò l‘attacco del suo avversario col gomito sinistro e contemporaneamente gli sferrò un colpo di taglio alla gola.

Il Flagello emise un grido strozzato e cadde pesantemente a terra.

<Hai ancora voglia di scherzare, amico?> lo canzonò Jack

Lo immobilizzò utilizzando una presa dolorosa.

<Ora parla, dannato bastardo, o giuro che ti rompo la spalla! Chi t’ha pagato per assassinare Pris?>

<F-Fottiti...> rispose l’altro, cercando di resistere.

<NON STO SCHERZANDO! DIMMI IL NOME O TI STACCO IL BRACCIO DALLA SPALLA!>

Torcendogli l’arto in modo innaturale, gli fece cacciare un grido di dolore.

<AAARGH! NON LO SO, NON LO SO DAVVERO! CRISTO GIURO CHE NON LO SO! SO SOLO CHE E’ UN TIZIO DELLA FLORIDA! N-NON SO ALTRO, LO GIURO!>

Florida ? Jack ebbe un’intuizione ma decise di lasciar perdere per il momento.

<E adesso vediamo chi diavolo sei.>

 Stava per rimuovere la sua maschera quando una luce improvvisa avvolse il suo avversario.

Quando cessò l’uomo mascherato era scomparso, ma era stato disintegrato oppure… un pensiero lo colpì: dov’era il suo compare?

<Dov’è il Flagello?> urlò Nomad.

<Jack lui...>

<DOV’E’?  DOVE CAZZO E’ ANDATO?>

<Lui... s’è dato amico. C’è sfuggito.> disse Luke Cage.

<Merda!> Nomad tirò un pugno al muro per sfogare la sua frustrazione.

U.S.Agent era altrettanto arrabbiato; questa vicenda del Flagello era una sua spina nel fianco da troppo tempo e ancora peggiore, il caso Power Broker.

Due spettri del suo passato che continuavano a perseguitarlo ma prima o poi avrebbero chiuso tutti i conti in sospeso.

 

Altrove.

 

Il Power Broker dette un pugno alla scrivania. Non poteva negarlo: aveva fallito. Era riuscito a malapena a mettere al sicuro i due Flagelli col dispositivo di teletrasporto su brevi distanze che aveva comprato da Marauder. Rozzo ma abbastanza efficace per una fuga d’emergenza. A quest’ora i suoi agenti erano in volo verso il suo covo nelle loro identità civili e nessuno li avrebbe mai trovati.

La saggezza suggeriva di non tentare altri attacchi contro Nomad ed i suoi amici e lui era sempre stato un uomo saggio. Peccato per il resto del compenso ma dopotutto i soldi non erano un vero problema. Sapeva come farne altri ed il suo committente avrebbe dovuto rassegnarsi a posporre la sua vendetta.

Quanto a lui, aveva altri piani da portare a termine e presto avrebbero sentito di nuovo parlare di lui.

 

 

EPILOGO UNO

 

 

Thomas Halloway era ormai prossimo alla morte lo sapeva, ma era deciso a resistere ancora un po’.

Non poteva andarsene senza fare ammenda per i suoi errori. Aveva vissuto una vita particolare assieme al suo gemello Simon.

Suo padre, direttore di una prigione, aveva permesso ai detenuti di insegnare ai suoi figli tutti i loro segreti e lui aveva messo a frutto le conoscenze così acquisite per combattere il crimine nei panni dell’Angelo, spesso alternandosi nel ruolo col fratello.

Era la fine degli anni 30, anni duri ma intensi in cui si ritrovò a combattere con avversari bizzarri ma anche contro il pericolo nazista. Dopo essersi ritirato, aveva fatto fortuna diventando miliardario ma la sua ossessione per la giustizia lo aveva portato nei suoi ultimi anni a fare scelte sbagliate, a tradire i suoi vecchi ideali. Poteva ancora fare ammenda? Gli restava solo la speranza.

Due persone entrarono nella sua stanza: suo nipote Jason e la ragazza chiamata Vagabond.

<Sei… venuta.> disse con voce flebile <Ti … ringrazio… io... ti… chiedo… perdono per … per tutti i guai che ti ha causato in passato. Sono stato uno stupido a finanziare il Programma Flagello. È… è colpa mia se... se… tutto il male che ha fatto… è colpa mia. Anche a te. Potrai perdonarmi?>

Priscilla Lyons rimase silenziosa per un tempo che sembrò troppo lungo al vecchio sul letto, poi disse:

<Sì, Mr. Halloway.> sussurrò dolcemente la ragazza. <Io la perdono.>

Il vecchio emise un sospiro e si volse verso il nipote allungando a fatica una mano verso di lui.

<Jason… ti chiedo di perdonarmi… per… per essere stato assente per buona parte della tua vita. Ero troppo preso da me stesso e non sono stato il nonno… e nemmeno il padre… che avrei dovuto essere.>

<Non… non importa nonno.> rispose il ragazzo stringendogli la mano.

<Importa invece.> ribatté Halloway <Sii migliore di me, Jason, non… non fare i miei errori. Prometti che riabiliterai il nostro nome… il nome dell’Angelo.>

<Io… te lo prometto nonno.>

Thomas Halloway sorrise poi adagiò la testa sul cuscino. Ora poteva lasciarsi andare. L’ultima cosa che sentì furono le lacrime di suo nipote bagnargli le guance.

 

 

EPILOGO DUE

 

 

Villa Halloway, Contea di Los Angeles.

 

I funerali di Thomas Halloway si tennero in forma privata. Il vecchio aveva dato precise disposizioni su come dovevano svolgersi e su chi doveva parteciparvi.

Gli inviti furono spediti il giorno stesso della sua morte.

I pochi familiari presenti non potevano saperlo, ma la quasi totalità del resto dei partecipanti apparteneva al Battaglione V, l’associazione di tutti i supereroi dell’epoca della Seconda Guerra Mondiale sopravvissuti sino ad allora e dei loro discendenti.

Tutti quelli che avevano potuto erano venuti a rendere l’ultimo omaggio a uno di loro, un rito purtroppo sempre più frequente.

In disparte, assieme a Luke e Priscilla, Jack Monroe li osservava e cercava di capire chi fossero quelli che non aveva conosciuto personalmente.

Erano loro quelli che da bambino lo avevano ispirato a diventare ciò che era ora.

Non erano pochi quelli che per i motivi più disparati erano rimasti giovani nonostante i decenni passati, era capitato anche a lui in fondo. I soli che riconobbe con certezza furono Namora, la Principessa di Atlantide e Jim Hammond, la Torcia Umana originale, oltre a Steve e Bucky Barnes, ovviamente.

Al termine del rito funebre tutti si ritrovarono davanti alla scogliera sul retro della villa per l’ultimo atto.

Jason Halloway si avvicinò al bordo della scogliera tenendo in mano un’urna cineraria.

Esitò un attimo prima di parlare, poi, finalmente, trovò le parole:

<Mio nonno è stato una persona complicata e anche se ha commesso degli errori ha sempre voluto aiutare gli altri ed è per questo che voglio ricordarlo. Ha chiesto che spargessi le sue ceneri nell’oceano e non c’è posto migliore di questo, alla presenza di coloro che l’hanno conosciuto, amaro e rispettato. Il male che gli uomini fanno vive dopo di loro, e spesso il bene viene sotterrato con le loro ossa,[14] che non sia vero di mio nonno.>

Jason aprì l’urna e ne versa il contenuto oltre la scogliera.

Le ceneri di Thomas Halloway sembrarono quasi galleggiare nell’aria per qualche secondo trasportate dal vento, poi, lentamente, caddero nell’oceano Pacifico.

Jason fece per allontanarsi ma gli si avvicinarono tre uomini: due biondi e uno dai capelli castani, tutti in abiti scuri come richiesto dalla circostanza.

<Mi chiamo Steve Rogers.> disse uno dei due biondi <Loro sono Jim Hammond e James Barnes. Siamo vecchi compagni d’arme di tuo nonno.>

Se non avesse saputo chi era stato suo nonno, Jason avrebbe faticato a crederlo: quei tre dimostravano un’ottantina d’anni meno di lui. Chissà chi erano veramente? Jason fu tentato di chiederlo ma decise di lasciar perdere.

<Tuo nonno ha lasciato scritto che uno di noi ti consegnasse questo.> disse ancora Rogers.

Gli porse un cofanetto intarsiato, doveva avere almeno un secolo.

<Aprilo.> lo incoraggiò Jim Hammond e gli porse una chiave.

 Il ragazzo lo aprì e vide che conteneva una maschera domino e due vecchie pistole col calcio di madreperla. C’era anche una lettera. Bucky Barnes si offrì di tenere lo scrigno mentre lui la leggeva. Era di suo nonno.

“Mio caro Jason, quando leggerai questa lettera io non ci sarò più.

Quel che hai trovato nel cofanetto è la tua vera eredità, l’eredità dell’Angelo. Fanne buon uso.”

<Cosa ne farai?> gli chiese Bucky.

<Davvero non lo so.> rispose Jason riprendendo il cofanetto e guardandone ancora il contenuto <Non lo so.> ripeté.

 

Intanto, Jack Monroe e Priscilla Lyons si scambiarono l’ultimo, affettuoso saluto.

<Sono felice di vedere che stai bene, Jack.> disse la ragazza abbracciandolo.

<Lo stesso vale per me, Pris. Non hai perso l’abitudine di cacciarti nei guai, vedo...>

<Sì, non me la sono passata piuttosto male, negli ultimi tempi... ma è rassicurante sapere che, in caso di bisogno, posso contare su di te... il mio supereroe personale.>

<Si beh... vedo che adesso hai chi è in grado di proteggerti ... le spalle larghe ti sono sempre piaciute, se non ricordo male...>

<Luke dici? Bhe... non lo so cosa c’è tra noi... non ne abbiamo ancora parlato ma... diciamo che per adesso è “un amico molto speciale”. >

Jack abbozzò un sorriso.

<Cosa farai tu adesso?> chiese lei.

<Ho il mio bel da fare, con la mia nuova squadra. Mi tengono molto occupato.>

<Capisco. Abbi cura di te, Jack.>

<Anche tu, cara.> rispose lui, dandole un bacio sulla guancia e abbracciandola.

Dopo di che, Jack salì a bordo della sua moto, accennando ad un “lavoro da fare”.

Priscilla venne avvicinata da Luke.

<Allora, andiamo?> chiese l’afroamericano.

<Certo.> disse lei, prendendogli la mano e incamminandosi verso l’uscita della villa .

 

 

EPILOGO TRE

 

 

Qualche giorno dopo. Penitenziario di massima sicurezza di Coleman, Florida.

 

L’uomo imprigionato lì dentro non riceveva molte visite. A dire il vero, anche la definizione “uomo” gli stava stretta: Ulysses X.  Lugman, noto con il nome di Slug, era forse l’uomo più grasso della terra.

Sembrava la versione umanoide del personaggio di Star Wars Jabba the Hutt.

Definirlo disgustoso era un eufemismo.

Slug era anche uno dei maggiori spacciatori di droga del paese. Era rinchiuso lì da quando, lo scorso Natale era stato arrestato da due noti supereroi Occhio di Falco e Moon Knight.[15]

Jack Monroe aveva ottenuto un permesso speciale per avere un colloquio col prigioniero.

<Salve Slug. Vedo che nemmeno il carcere è servito per farti dimagrire...>

<Che cosa vuoi?> tagliò corto il criminale.

<Sono qui per un avvertimento. E lo sai che non scherzo: l’ultima volta che ci siamo visti ho preso a cazzotti quella tua faccia molliccia...>

<Fottiti Nomad. Arriva al punto.>

<So che ci sei tu dietro tutta ‘sta storia. Parlo del tentativo di uccidere Priscilla Lyons.>

< Tsk, mi fa ridere. Tu non puoi provare un cazzo. Non hai niente.>

<Non sono uno sbirro, Slug. Non ho bisogno di prove da portare in tribunale. Io so che sei tu il responsabile. E ti fermerò. Sai chi sono, sai cosa posso fare. Il carcere non ti proteggerà da me. Come non ti ha protetto la tua nave a largo, quella volta.[16] Vedi di dimenticarti di lei, scordatela definitivamente o altrimenti la prossima volta ti pianto una pallottola qui, in mezzo agli occhi!> disse toccandosi la fronte con l’indice.

Anche se attraverso gli occhiali a specchio non poteva vedere i suoi occhi, Slug percepì chiaramente la durezza del suo sguardo. Ostentò sicurezza e blaterò un paio di insulti e minacce.

<E un’altra cosa…> aggiunse Nomad <… ho degli amici all’F.B.S.A. e sono stati d’accordo con me che non sei un detenuto comune e che quella massa di grasso che hai è frutto di una mutazione. Domani ti trasferiranno in quella superprigione per superumani che chiamano Raft , nel bel mezzo dell’Oceano Pacifico in completo isolamento. Spero che ti divertirai.>

Slug gridò qualcosa Jack però posò giù la cornetta del telefono e gli voltò le spalle.

Sapeva che l’essere stato scoperto aveva minato la sicurezza di Slug, e sapeva anche che lui era consapevole che non stava bluffando.

Jack non si illudeva che avrebbe rinunciato ai suoi propositi di vendetta, quelli come lui non lo faceva no mai, ma almeno si era tolto una soddisfazione.

Uscito dal penitenziario inforcò la moto e si diresse verso Nordovest.

Orlando non era troppo lontana. Chissà , magari avrebbe fatto un salto a Disney World e comprato qualcosa per la piccola Shannon Carter.

Pensandoci bene, era proprio una buona idea.

 

 

FINE

 

 

NOTE DEGLI AUTORI

 

 

Fine di una storia anomala ma che speriamo vi sia piaciuta lo stesso. Dal prossimo episodio si torna alla normalità… o forse no. Dipende da cosa considerate normalità in questa serie. -_^.

Ma veniamo alle corpose note:

1)    Caprice è un personaggio creato da Mark Gruenwald & M.C. Wyman nella miniserie di U.S.Agent datata giugno/settembre 1993. Assassina crudele ed un po’ sadica è un’esperta combattente a mani nude e con vari tipi di armi.

2)    Anche Bloodstain è un personaggio degli stessi autori apparso nella medesima miniserie. Era al servizio del programma Flagello dei Criminali. Moriva al termine della mini ma sotto la sua maschera può esserci qualcun altro, no?

3)    Il Flagello dei Criminali è un vigilante mascherato inventato da Mar Gruenwald ed apparso per la prima volta su Iron Man Vol. 1° datato maggio 1985 scritto da Denny O’Neil con disegni di Luke McDonnell. In molti hanno indossato i suoi panni nel corso della sua storia. Chi sia quello attuale ancora non lo sappiamo.

4)    Il Flagello “demoniaco” è un personaggio creato da Fabian Nicieza & Mark Bagley su Thunderbolts Vol. 1° #34 datato gennaio 2000 ma che non appartiene alla continuity MIT. In quella storia sotto la maschera c’era proprio Jack Monroe sotto il controllo di Henry Peter Gyrich che nella nostra continuity, come abbiamo appena visto, ha tentato qualcosa di simile ma è stato fermato da Jasper Sitwell. Chi si nasconde sotto la maschera demoniaca? Forse qualcuno che conosciamo? Vorremmo saperlo anche noi. -_^.

5)    Thomas Halloway, alias l’Angelo della Golden Age, è uno dei più vecchi personaggi Marvel, essendo apparso per la prima volta su Marvel Comics #1 datato ottobre 1939 ad opera di Paul Gustavson. Nonostante non avesse superpoteri, agiva in costume ed era un incrocio tra Doc Savage ed il Santo, noti personaggi della letteratura pulp. In tarda età aveva deciso di finanziare un programma radicale di eliminazione violenta dei supercriminali: il Programma Flagello appunto, smantellato da U.S.Agent con l’aiuto di Vagabond nella citata miniserie del 1993.  Per qualche motivo non fu incriminato.

6)    Slug è un personaggio creato da Mark Gruenwald & Paul  Neary su Captain America Vol. 1° #325 datato gennaio 1987. Sorta di versione extralarge di Kingpin, la sua mole è quasi certamente frutto di una mutazione molto simile a quella di Blob.

7)    Giusto credito va dato a Fabio Volino. L’idea della vendetta di Slug contro Vagabond e Nomad è sua come pure i personaggi dei nuovi Power Broker e Flagello. Il resto è tutta opera nostra.

8)    Il Power Broker e i Flagelli torneranno su Capitan America assieme a Caprice e Bloodstain, U.S. Agent lo rivedrete presto su Vendicatori Costa Ovest, Luke  Cage e Vagabond torneranno anche loro come pure Sachs & Violens. Dove e quando è ancora presto per dirlo.

Nel prossimo episodio: Viper, l’inizio del confronto tra Maverick e il Soldato d’Inverno e molto altro.

 

 

Carlo & Carmelo



[1] Negli ultimi due episodi.

[2] Non credeteci sulla parola, controllate su Capitan America MIT #83/85

[3] Su U.S.Agent Vol. 1° #1/4 (In Italia su Vendicatori, Marvel Italia, #13/16).

[4] È accaduto su Destino #20.

[5] Credeteci o no, è avvenuto su Hulk MIT #36.

[6] Advanced Idea of Destruction.

[7] Advanced Idea Mechanics.

[8] Negli episodi #26/27.

[9] E lo sapete anche voi se siete lettori di U.S. Agent MIT. -_^

[10] Maggiori dettagli nella miniserie Epic Sachs & Violens #1/4 (In Italia su Marvel Magazine #11/12).

[11] Sede dell’industria pornografica californiana.

[12] Su Capitan America #2.

[13] Un dietro le quinte di quel periodo.

[14] Giulio Cesare, atto III, scena II.

[15] Su Marvelit team up #11.

[16] Su Captain America Vol. 1° #325 (In Italia su Capitan America & I Vendicatori, Star Comics, #63).